Next Stop Rogoredo
A fianco al boschetto di Rogoredo ci sono passato per anni, quando andavo alle superiori, avevo anche due compagni di classe che abitavano a Rogoredo e, essendo anche ripetenti, avevano giù dalla quarta la patente. Così gli chiedevo di accompagnarmi in stazione dove prendevo la metropolitana e in una fermata ero a San Donato riuscendo a prendere il pullman prima.
Essendo loro della zona facevano un giro strano, in pratica da via San Dionigi arrivavano sulla via Sant'Arinaldo e passavamo sotto il ponte della tangenziale per trovarsi la stazione sulla destra.
A sinistra, nel percorso, c'era quello che quasi trent'anni dopo sarebbe diventato un inferno sulla terra.
Ho letto più volte le cronache relative a quel luogo in questi anni, sempre con la domanda di come possa essere possibile l'esistenza di un luogo simile.
La risposta è più semplice di quello che sembra ed è contenuta anche nel libro: "Siamo dei disperati. Ma almeno siamo tutti qui, ci buchiamo in questo posto. Parlano di chiudere il boschetto, capisci? Ma tu riesci a immaginare tutti noi in giro per Milano?"
No, non è immaginabile tornare a vedere i tossici fatti di ero in giro per la città, i robbosi sono, nell'immaginario collettivo, morti tutti, buona parte negli anni 80, qualcuno negli anni 90 ma chi è resistito si è fatto la fama di higlander perchè con tutto lo schifo che si è fatto, il fatto di essere sopravvissuto lo porta nella lista dei caso of studies per capire quali tipi di anticorpi debba avere.
Unita alla curiosità del luogo c'è anche un'altra curiosità, ben più angosciante. L'età media degli assuntori e dei frequentatori è notevolmente bassa. Si parla di ragazzini e ragazzine di 15-16 anni, e questo, con l'ero o "la nera" come la chiamano nel libro è veramente spaventoso.
Ho sentito di attività anche dove lavoro io, di ragazzine che vanno con il tossico marcione che passa la giornata ai giardinetti (che è un po' il boschetto ma in pieno centro) per farsi dare la spada.
Questa cosa mi ha molto impensierito, in realtà il mio primo bambino deve compiere 10 anni.
Il libro è decisamente bello, scorre e la notte raccontata sembra veramente volare. Però è così, un po' "al volo", tutto molto rapido, con gli approfondimenti che nascono automaticamente nella coscienza di chi legge.
In verità non sono riuscito a leggerlo tutto. Non che lo abbia interrotto ma semplicemente ho saltato intere parti, non quelle che descrivono la vita e il degrado dei frequentatori bensì quelle del racconto della vita del bambino che poi diventa il tossico che fa da accompagnatore/garante all'interno del boschetto.
Mi sono bastate poche righe per capire ma non sono riuscito ad andare oltre.
Il finale è amaro, del resto sarebbe stato difficile non lo fosse.
E' un libro da leggere perché non si può fingere che non esistano posti come quello ma magari si può provare a capire come fare per evitare che altre persone intraprendano la via quasi sempre a senso unico verso l'inferno.
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