IL NOSTRO AGENTE ALL' AVANA
Ho letto questo libro diversi anni fa ma nei giorni scorsi mi è prepotentemente venuto in mente mentre stavo lavorando e una personalità ha preso la parola per fare un intervento.
La capacità oratoria unita ad un ottimo esercizio di retorica mi ha catapultato in una situazione di altri tempi. Se si aggiunge poi che, nel bel mezzo del discorso, un fragoroso scampanio che dai diversi campanili indicava mezzogiorno, sotto un caldo sole, costringeva la personalità che rappresentava proprio il governo dell'isola dove è ambientato il libro a fermarsi giratosi verso l'alto prelato ha chiesto: "manca tanto?". Mi sono sentito catapultato nelle storie dei romanzi ambientate a Brescello nell'immediato dopoguerra. Paragone che ho confidato ad una nota firma nazionale presente e che ha puntualmente usato come introduzione al suo articolo del giorno dopo.
In qualche modo una guerra è stata combattuta anche qui e, come in tutte le guerre, un po' di propaganda è stata fatta.
L'abile oratore ha elogiato altissime specialità e competenze dei suoi compaesani venuti in soccorso quando si pensava di mettere in campo gli studenti non ancora laureati tanto era necessario avere qualcuno.
La verità è che tutta questa specializzazione magari non era propria di tutti i componenti della spedizione, ma tant'è.
In una giornata di pompose celebrazioni dietro una malcelata sobrietà dettata dall'esigenza del distanziamento sociale, sono emerse tutte le velleità dei personaggi che cercano la propria visibilità, tanto che mi sono sentito dire da una personalità : "vi siete dimenticati di me" ed ho dovuto rispondere "il livello è solo provinciale per espressa disposizione del Prefetto". Salvo poi vedere la celebrazione di una delle categorie più "fuffologiche" tra quelle dell'ambito del volontariato. Che poi, chiamare volontario chi usufruisce di un premesso retribuito per sedersi per tre mesi ad una scrivania per dire via radio ai poveri ragazzini che si gonfiano sotto una divisa "permesso accordato" quando chiedono di rientrare per andare in bagno...
E' stata la fiera dell'apparenza. Tutto molto finto. Io ero per strada quando circolavamo noi, le ambulanze con gli equipaggi tutti bardati (mentre noi, soprattutto i primi tempi, faticavamo ad avere anche solo una mascherina chirurgia) e i carri funebri. Quando avevi la voglia di non tornare a casa tanta era la paura di poter infettare la tua famiglia, innocente rispetto ad una tua scelta "egoistica".
Noi a quella celebrazione non siamo stati nemmeno invitati ed io ho partecipato rigorosamente in abiti civili. Ma se il valore viene misurato da queste manifestazioni allora è meglio non farne parte.
Più conosci un certo mondo e più riesci a prenderne le distanze. Più ne sei lontano e più ne hai una visione completa che non ti trascina nelle sue bassezza. Da lontano si vede e si sta meglio.
Commenti
Posta un commento