NEL MIRINO di Azad Cudi
Questo libro mi è stato regalato da un amico che poi è diventato un collega, più precisamente il mio capo.
Ho sempre sentito parlare della questione del popolo curdo, non ho mai avuto occasione di approfondirla.
Devo essere sincero, è stata una lettura lunga, il tempo a mia disposizione non è molto, devo dire però che è riuscito ad attrarre la mia attenzione e, appena avevo un momento, andavo a leggermelo.
E' un libro difficile, non per il linguaggio ma per i contenuti. Non è un romanzo, è la realtà, scritta da chi l'ha vissuta, senza atteggiamenti eccessivi, senza scendere in particolari che possano esaltare aspetti relativi alla mentalità militare nonostante stesse combattendo contro uno dei peggiori nemici degli anni 2000.
Si entra nella mente dello scrittore, per quanto possa essere possibile seduti comodamente in poltrona. Si riescono a intravedere il luoghi per come sono descritti e si respira l'aria polverosa delle rovine e dei detriti.
Averlo letto in un periodo dove ci sono spinte sovraniste e sussulti di neofascismo mi ha creato un parallelo con la guerra di liberazione di 75 anni fa in Italia.
Credo che l'autore abbia fatto la stessa scelta di campo di chi, all'epoca, ha scelto di sacrificarsi per la libertà.
Purtroppo oggi i valori sono spesso stereotipati per creare consenso, vengono riesumati concetti e attualizzati in situazioni che in realtà non fanno che contrapporre situazioni di disagio. In altre parole ho visto prendere una direzione per la quale a fronte di una identità di fatto quasi inesistente, si andava a perpretrare una sostanziale guerra tra poveri. Si è sempre alla ricerca di un nemico, e spesso, questo nemico è riferito a persone come Azad, che sono scappate dalle situazioni ben descritte nel libro. Il tutto a vantaggio di personaggi senza carisma, capacità e idee utili al bene comune.
Tornando al libro ho apprezzato molto il non aver perso mai il lato "umano" di una persona che , anche se "era dalla parte giusta", passerà il resto della sua vita con un pesante fardello di morti nella propria mente.
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