Il Luogo del Silenzio
Mercoledì mattina, chiama il Sindaco: alle ore 11 ci aspettano in Ospedale, dobbiamo verificare la situazione per l'installazione dell'ospedale da campo.
Va bene arrivo.
Dico al collega: mi ha chiamato il Sindaco, devo andare in ospedale perchè devono montare un ospedale da campo.
Mi guarda e abbassa le braccia.
- Ma proprio là dovete andare, non potete trovarvi nel piazzale?
- Boh, può darsi che sia così, però non ci posso fare niente, ci devo andare.
- Mi raccomando, stai attento e non toccare nulla.
- Va bene.
Metto la mascherina, i guanti ed il cappello e tanta ansia.
Mi avvio e quell'immobile imponente, anni, '60 che vedo la sera quando vado a casa e gli passo vicino per osservarlo da lontano adesso è la mia destinazione.
Le persone che devo incontrare sono là fuori, vedo un gruppo di camici bianchi, alcuni con i monouso, tutti con le mascherine chirurgiche. Qualcuno dice che non servono a niente. Loro hanno quelle. Io ho una FFP3, la uso da quando è iniziato, l'ho avuta da una collega che è nella Protezione civile di un altro paese. Non so se è ancora efficace, la stringo in faccia, il problema è che con gli occhiali che si appannano non vedo niente. Allora li tolgo e vedo meno ancora, è un continuo metti e togli.
Identifichiamo presto la zona, mi sono portato una piantina, faccio vedere a tutti la zona e le possibili deviazioni e interdizioni. Il gruppo di medici si avvicina per vedere. Io mi fermo, tutti fanno un balzo indietro e nessuno parla, però andiamo avanti.
Le cose sembrano chiare, chiedono solamente una piantina con le quote per definire meglio l'area.
I medici tornano al lavoro, parlano poco, ci salutano e vanno.
Arriva il collega dell'Ufficio tecnico con le piantine, diamo ancora un'occhiata, dopodichè il Sindaco dice: andiamo a portargliele. Il collega si gira e mi guarda, sottovoce mi chiede se non possono uscire loro. Lo guardo senza parlare scuoto la testa.
Anche gli altri, che prima avevano una semplice mascherina chirurgica, vanno ad indossare quelle più efficaci.
Il portinaio saluta, passiamo da un vialetto che normalmente sarebbe pieno di gente, non c'è praticamente nessuno. Andiamo verso la direzione sanitaria, è un edificio staccato dal plesso principale, si devono scendere degli scalini per poi entrare in un androne, si salgono due piani a piedi anche se c'è l'ascensore (non so chi vorrebbe prenderlo). Salire le scale con la mascherina, la giacca a vento e tutto il resto è veramente faticoso, comincio a respirare affannosamente e il fiatone si sente anche dalla valvola filtro.
Il Direttore ci fa aspettare qualche minuto nell'area, tutto l'edificio è ricoperto da cartelli che danno istruzioni, ci sono gel per disinfettarsi le mani e c'è molto silenzio.
Il Sindaco è praticamente sempre al telefono, io, l'assessore ed il tecnico ci guardiamo in giro in silenzio.
Finalmente esce gli passiamo le piantine con le quote e ce ne andiamo salutando. Mentre scendiamo le scale sentiamo che ci richiama o, meglio, nello specifico chiama il tecnico. Ancora attesa, ancora caldo, ancora la voglia di andare via.
Questa volta è concluso, scendiamo tutti di corsa e, usciti ci salutiamo, io chiamo via radio la centrale per farmi venire a prendere.
Mi fermo e guardo, questo fabbricato alto, austero ma, in questi giorni, tremendamente silenzioso. Proprio così, un silenzio surreale che avvolge tutta l'area, interrotto solamente dal suono delle sirene delle ambulanze che arrivano in continuazione.
Anche oggi sono andato e, anche oggi, la cosa che più mi ha colpito è ancora il silenzio.
Del resto il silenzio è l'unica cosa, insieme alla preghiera, che si può fare, se è vero come è vero, che la gente arriva, quando è ancora viva e o si riprende oppure non lo vedrà più nessuno, se dovesse andare male verrà cremato e alla famiglia verranno restituite le ceneri.
Va bene arrivo.
Dico al collega: mi ha chiamato il Sindaco, devo andare in ospedale perchè devono montare un ospedale da campo.
Mi guarda e abbassa le braccia.
- Ma proprio là dovete andare, non potete trovarvi nel piazzale?
- Boh, può darsi che sia così, però non ci posso fare niente, ci devo andare.
- Mi raccomando, stai attento e non toccare nulla.
- Va bene.
Metto la mascherina, i guanti ed il cappello e tanta ansia.
Mi avvio e quell'immobile imponente, anni, '60 che vedo la sera quando vado a casa e gli passo vicino per osservarlo da lontano adesso è la mia destinazione.
Le persone che devo incontrare sono là fuori, vedo un gruppo di camici bianchi, alcuni con i monouso, tutti con le mascherine chirurgiche. Qualcuno dice che non servono a niente. Loro hanno quelle. Io ho una FFP3, la uso da quando è iniziato, l'ho avuta da una collega che è nella Protezione civile di un altro paese. Non so se è ancora efficace, la stringo in faccia, il problema è che con gli occhiali che si appannano non vedo niente. Allora li tolgo e vedo meno ancora, è un continuo metti e togli.
Identifichiamo presto la zona, mi sono portato una piantina, faccio vedere a tutti la zona e le possibili deviazioni e interdizioni. Il gruppo di medici si avvicina per vedere. Io mi fermo, tutti fanno un balzo indietro e nessuno parla, però andiamo avanti.
Le cose sembrano chiare, chiedono solamente una piantina con le quote per definire meglio l'area.
I medici tornano al lavoro, parlano poco, ci salutano e vanno.
Arriva il collega dell'Ufficio tecnico con le piantine, diamo ancora un'occhiata, dopodichè il Sindaco dice: andiamo a portargliele. Il collega si gira e mi guarda, sottovoce mi chiede se non possono uscire loro. Lo guardo senza parlare scuoto la testa.
Anche gli altri, che prima avevano una semplice mascherina chirurgica, vanno ad indossare quelle più efficaci.
Il portinaio saluta, passiamo da un vialetto che normalmente sarebbe pieno di gente, non c'è praticamente nessuno. Andiamo verso la direzione sanitaria, è un edificio staccato dal plesso principale, si devono scendere degli scalini per poi entrare in un androne, si salgono due piani a piedi anche se c'è l'ascensore (non so chi vorrebbe prenderlo). Salire le scale con la mascherina, la giacca a vento e tutto il resto è veramente faticoso, comincio a respirare affannosamente e il fiatone si sente anche dalla valvola filtro.
Il Direttore ci fa aspettare qualche minuto nell'area, tutto l'edificio è ricoperto da cartelli che danno istruzioni, ci sono gel per disinfettarsi le mani e c'è molto silenzio.
Il Sindaco è praticamente sempre al telefono, io, l'assessore ed il tecnico ci guardiamo in giro in silenzio.
Finalmente esce gli passiamo le piantine con le quote e ce ne andiamo salutando. Mentre scendiamo le scale sentiamo che ci richiama o, meglio, nello specifico chiama il tecnico. Ancora attesa, ancora caldo, ancora la voglia di andare via.
Questa volta è concluso, scendiamo tutti di corsa e, usciti ci salutiamo, io chiamo via radio la centrale per farmi venire a prendere.
Mi fermo e guardo, questo fabbricato alto, austero ma, in questi giorni, tremendamente silenzioso. Proprio così, un silenzio surreale che avvolge tutta l'area, interrotto solamente dal suono delle sirene delle ambulanze che arrivano in continuazione.
Anche oggi sono andato e, anche oggi, la cosa che più mi ha colpito è ancora il silenzio.
Del resto il silenzio è l'unica cosa, insieme alla preghiera, che si può fare, se è vero come è vero, che la gente arriva, quando è ancora viva e o si riprende oppure non lo vedrà più nessuno, se dovesse andare male verrà cremato e alla famiglia verranno restituite le ceneri.
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