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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Il Luogo del Silenzio

Mercoledì mattina, chiama il Sindaco: alle ore 11 ci aspettano in Ospedale, dobbiamo verificare la situazione per l'installazione dell'ospedale da campo. Va bene arrivo. Dico al collega: mi ha chiamato il Sindaco, devo andare in ospedale perchè devono montare un ospedale da campo. Mi guarda e abbassa le braccia.  - Ma proprio là dovete andare, non potete trovarvi nel piazzale? - Boh, può darsi che sia così, però non ci posso fare niente, ci devo andare. - Mi raccomando, stai attento e non toccare nulla. - Va bene. Metto la mascherina, i guanti ed il cappello e tanta ansia. Mi avvio e quell'immobile imponente, anni, '60 che vedo la sera quando vado a casa e gli passo vicino per osservarlo da lontano adesso è la mia destinazione. Le persone che devo incontrare sono là fuori, vedo un gruppo di camici bianchi, alcuni con i monouso, tutti con le mascherine chirurgiche. Qualcuno dice che non servono a niente. Loro hanno quelle. Io ho una FFP3, la uso da quando è ...

Domanirestoacasa

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Le strade sono finalmente semivuote. Speriamo che continuino ad esserlo, meno gente gira meno virus gira. Forse. Ogni giorno, quando mi avvicino al lavoro, mi sento stringere dentro, sembra di fare un salto in un luogo pericoloso, come se andassi in qualche centro abbandonato e rischioso, come avvolto da una sorta di anello di pericolo. Poi però vado lostesso, non ci penso e proseguo. Mi cambio e interpreto la parte, come riesco, come posso. La mascherina (una), gli occhiali che si appannano, la paura anche del collega che hai a fianco, perché non sai cosa ha fatto nel suo tempo libero. Si lavora male, oggi faceva anche freddo e le attrezzature che abbiamo non sono per niente adeguate, direi nemmeno idonee. La giacca a vento è composta da due giacche di due marche diverse che non si uniscono nemmeno. Non tengono caldo, è quasi come non averle. Le scarpe sono rigide e larghe, anche loro non tengono minimamente il piede caldo, nei giorni scorsi ho dovuto correre, sembrava di...

Vivere al tempo del Coronavirus

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Il primo post del cambiamento avrei voluto scriverlo qualche settimana fa, alla fine di un servizio di quelli maggiormente interessanti e, generalmente, movimentati, vale a dire alla fine del servizio allo stadio. Invece sono a scrivere in una situazione veramente surreale, che fino a qualche giorno fa pensavamo fosse impensabile, che avremmo visto solo in televisione, anche con un certo distacco data la lontananza. Invece ai tempi della seconda fase della globalizzazione, quella nella quale i movimenti sono veramente maggiori di quelli che ci immaginiamo, è arrivato anche qui. Una mattina ci siamo svegliati e abbiamo saputo che a circa 20 km da noi c'era un focolaio importante. L'inizio è stato preso come al solito, con un po' di curiosità e di scaramanzia, ci dicevamo "E' arrivato anche qui", con un po' di preoccupazione sentendolo comunque sempre un po' lontano. A poco a poco però si è avvicinato e hanno cominciato a chiudere le scuole...