io SBIRRO A PALERMO



Mio nipote, il più grande, da anni mi regala libri in tema di Polizia, investigazioni, mafia e mondi correlati. Lo fa perché conosce la mia passione verso questo mondo. Non sa che oramai faccio molta fatica a leggerli per vari motivi, in primo luogo perché la mia vita è notevolmente cambiata da quando, in quella che usavo chiamare "la stanza delle cazzate" che altro non era che una stanza matrimoniale adibita a studio, passavo le serate con musica, pc a due schermi (per l'epoca inusuale) e un libro che divoravo puntualmente fino a notte fonda.
Ora la notte fonda la faccio per finire di sistemare tutte le cose di casa che rimangono, poco fa ho pagato l'assicurazione della macchina e ho messo a letto i bambini.
Nel cambiamento sono mutate anche le aspettative e le aspirazioni. E' maturata in me la consapevolezza che si, è bello sognare ma poi occorre coltivare la realtà o, quanto meno i sogni realizzabili. 
La vita continua a mettermi al confine di quel mondo ma non mi ci fa più entrare, lasciandomi il dubbio che potesse essere il mio, o forse no. Probabilmente non lo saprò mai. Sicuramente, fino ad ora, uno dei periodi della mia esperienza di lavoro, che ricordo con maggiore piacere, è quello che ho passato nella Polizia Locale.
Per il Natale di quest'anno me ne ha fatti trovare due, uno è quello della foto, l'altro, che spero di riuscire a leggere, è di Achille Serra, Prefetto che fu Questore di Milano.
Non sapevo da dove cominciare, allora ho preso in mano questo e mi sono messo alla ricerca di qualche elemento che potesse incuriosirmi.
E li ho trovati. 
Nella trama, nella parte in cui dice "interminabili giornate", e nella biografia dove scrive "non è mai stato invitato a <Porta a Porta>",  allora ho letto la prefazione di Alessandra Dino (senza sapere chi fosse) e la varie citazioni del testo mi hanno convinto a intraprendere una lettura per come non ne facevo da tempo.
Il risultato che ho finito di leggere il libro in circa un giorno, cosa che per me è ormai rara non per scarsa volontà ma per scarsità di tempo.
E mi è piaciuto, perché ho colto la passione raccontata con una velata malinconia, per il tempo passato e per il fatto di aver chiuso con quella vita che, per come è raccontata, era dedicata anima e corpo.
Ho colto un racconto molto onesto, soprattutto intellettualmente, che non ha per nulla disegnato eroi ma, al contrario ha in più occasioni fotografato quanto è chiaro a chi quel mondo ha avuto modo di conoscerlo, vale a dire fatto di persone, molte delle quali assolutamente normali, tante votate ad una missione per la quale non sentono il peso, altre che si trovano lì perché non avrebbero potuto/saputo fare altro, altri ancora perché il potere logora chi non ce l'ha, come usava dire qualcuno.
Il racconto è leggero e non stanca, con una narrativa scorrevole e lineare, facile ma non per questo banale, al contrario in grado di offrire numerosissimi spunti di riflessione, gli stessi sui quali l'autore si interroga.
Ne esce un racconto di vita che lascia immaginare molti altri aneddoti ma che ha rappresentato 35 anni di carriera da leggere tutto d'un fiato, senza stancarsi e senza riuscire a togliere gli occhi dalle pagine che si susseguivano.
Ha raccontato la Sicilia, della quale i miei figli hanno la metà del sangue e che è diventata un po' la mia seconda casa, e l'ha rappresentata con delle frasi che condivido pienamente e che mi permetto di citare testualmente:

"In Sicilia è tutto esagerato, nel bene e nel male, tutto troppo bello o troppo brutto: sono esagerate le persone, è esagerata l'arte, cresciuta in un groviglio straordinario di culture sovrapposte e di genti; è esagerato il cibo. Sono esagerati i sentimenti, e tutto diventa passione, dramma e tragedia, o così appare."

A margine di tutto però aleggia una nota amare che, un pochino ha inquinato il valore del racconto. Infatti vengono citati molti nomi di funzionari e dirigenti che purtroppo sono stati protagonisti di pagine meno gloriose per la storia delle nostre istituzioni, giudicati con sentenze definitive per quanto riguarda la verità processuale ma con sentenze che solo la loro coscienza potrà definire per quanto riguarda la verità storica.  

A me è rimasto un piacevole racconto che non ha tradito le aspettative che si sono create quando ho letto la dedica dell'autore "Agli insegnanti, e a tutti quelli  che tra molte difficoltà spiegano l'importanza del rispetto delle regole condivise;..."


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