SETTE
Sette.
Come le candele, come l'anno che si è appena chiuso.
Le candele sono la luce, quella centrale è quella di Betlemme, arrivata fino a qui con gli Scout, arrivata a casa nostra per caso, perché doveva arrivare.
Ero a casa di mia sorella per far incartare il mio regalo per Daniela, e sono arrivati i ragazzi a consegnarla. Ce n'era una anche per noi. Voleva entrare anche in casa nostra.
Le luci siamo noi, i presenti e quelli che speriamo siano sempre con noi, da lassù.
Anche se sarebbe stato meglio fossero ancora qua con noi.
Sono oramai tanti gli anni passati da quando se ne sono andati, 6 e 5, non ci si abitua mai, si impara a convivere con il vuoto.
Un vuoto che non può essere sostituito, può essere riempito dalla quotidianità, con le sue difficoltà ma soprattutto con le sue gioie.
Per me le gioie sono almeno 4, i miei 3 figli e mia moglie.
Faccio fatica a inquadrare in maniera nitida quest'ultimo anno che abbiamo appena chiuso, non saprei come giudicarlo.
Tante difficoltà, molti momenti pesanti e un vivere quotidiano veramente faticoso che viene alleviato ogni sera, quando prima di andare a letto passo nella loro camera e li accarezzo, ad uno ad uno, li osservo nel loro dormire, nelle loro espressioni rilassate, nei loro sogni.
Tante volte provo a sognare io il loro futuro, a immaginare come saranno da grandi, sia fisicamente che come persone, quali passioni, quale temperamento o anche solo semplicemente quale sarà la loro voce.
A volte mi fa anche un po' paura, quando penso che dovranno superare le loro difficoltà, così come le ho superate io.
Allora cerco di dargli più strumenti possibili, magari sbagliando, perché magari anziché suggerirglieli cerco di imporglieli, di metterglieli in mano senza nemmeno capire a cosa possono servire.
Tornando all'anno passato provo a mettere solo i punti che mi passano velocemente per la testa: tante gite, due belle vacanze, a Riccione ed in Sicilia, molto stress al lavoro e ancora una volta un passaggio sfumato per il quale occorre forse una riflessione.
E' la seconda volta che sono ad un passo da tornare a vestire la divisa, questa volta ancora più concreta della prima. Ed è la seconda volta che la cosa non avviene.
Comincio a pensare che forse questo non sia effettivamente il mio destino.
Il problema è che non ho ancora capito quale sia restando il fatto che lavorare tanto per guadagnare poco ad un certo punto non funziona più.
Ma su questo credo sia il caso dedicare un momento suo.
Resta il fatto che il 2017 mi ha regalato il secondo paio di occhiali, in aggiunta.
Spero che il 2018 sia un anno di svolta che porti tanta gioia e serenità, delle quali abbiamo tanto bisogno.
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