La Sera di Pasqua del Coronavirus
E' la sera di Pasqua, le mani mi fanno male, sono rosse. L'ultima partita di guanti non è delle migliori, sarà anche il caldo ed il conseguente sudore.
Quasi ci si abitua a questa situazione, anche se c'è poco da abituarsi. La stanchezza comincia a farsi sentire. Le sirene molto meno che nei giorni scorsi, insieme alle notizie di un calo dei contagi. La gente sta cominciando a uscire di nuovo, è più attrezzata, quasi tutti hanno la mascherina, quasi tutti hanno un buon motivo, secondo loro, per uscire. Se solo potessi farlo io, di rimanere in casa con mia moglie ed i miei bambini lo farei volentieri.
Più passa il tempo e più mi rendo conto, che ho rischiato e che sto tuttora rischiando la vita. Non ho scelto di fare l'eroe, non lo sono e non lo sarò nemmeno mai.
Niente inseguimenti, indagini e altre suggestioni degne delle peggiori fiction delle tv populisti di bassa lega, posto che qualcuno ci chiama ancora Vigili Urbani e che per la legge siamo più o meno polizia amministrativa.
Ho scelto di provare a fare qualcosa che mi facesse svegliare con la voglia di andare al lavoro, non ho più lo spirito di dieci anni fa, quando pensavo di fare chissachè, ora ho tre bambini, una moglie e non ho più i genitori.
Ora uso molto di più la testa, allora molto di più la pancia.
Così non mi faccio più prendere dall'adrenalina ma cerco di usare la testa, di pensare in maniera calma ma comunque rapida, i tempi sono cambiati, ora ci sono molte più informazioni in giro e fare una figuraccia è veramente un attimo.
Con gli anni poi ho sempre più affinato che non c'è mai una sola verità, un solo punto di vista, un solo nero. Ci sono tante altre cose. Bisogna saperle carpire, leggere, conoscere.
Mi sono caduti tanti miti che ho inseguito per anni, che hanno contribuito a creare in me alcune convinzioni.
Ho imparato a non fidarmi di nessuno, ad andare avanti per la mia strada, magari provando anche a vestire i panni dell'altro, per capire cosa sta succedendo.
Non lo so se sto facendo bene.
Quello che so è che non ho più quel senso di frustrazione che mi portava a dire che stavo passando il mio tempo nel fare una cosa che, nonostante mi dava molte soddisfazioni, non era quello che avrei desiderato.
Mi è sempre piaciuto mettermi alla prova, provare le mie capacità e orientare gli eventi verso quello che io avrei voluto.
Se solo qualche anno fa, quello in cui seguivo quei falsi miti che ho citato prima, qualcuno mi avesse detto che avrei partecipato ad un Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, prendendo persino la parola, e che il mio intervento sarebbe pure stato messo a verbale, io non ci avrei mai creduto. Eppure è avvenuto. Ma, a differenza di quello che sarebbe potuto succedere a quei tempi, non mi ha cambiato di una virgola, anzi, se avessi potuto, lo avrei evitato volentieri.
Oramai ho altre priorità e altri interessi.
Mi è tornata la voglia di conoscere, di essere informato, preparato e di saper parlare in maniera adeguata.
In un angolo c'è l'idea di ricominciare, per ripartire e per mettermi a fianco dei miei figli, per fargli vedere che la conoscenza non è mai troppa e che io sono a fianco a loro, così come sono a fianco dei colleghi, in questi giorni brutti e pericolosi andando con loro in strada, a fermare le persone.
Poi torno a casa e mi sento tremendamente in colpa quando penso che potrei portare a casa quel male invisibile che ha ucciso e sta uccidendo un sacco di persone (non numeri).
Però è andata così, ho fatto questa scelta, e non posso e non voglio tornare indietro.
Allora tengo il fiato e, uno alla volta, quando mi capitano vicino, stringo forte i miei bambini. La cosa più preziosa che ho.
Buona Pasqua e che qualcuno, da lassù, ci preservi.
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